Le prime foto sul lavoro industriale le ho "rubate" mentre il lavoro lo facevo davvero, come operaio metalmeccanico in una grande impresa di manutenzioni all'interno dell'area chimica di Porto Marghera, dove sono stato ilpiegato - dal 1973 - per quasi dieci anni, condividendo vita e lotte di un pezzo importante di classe operaia veneziana. Poi, ho continuato , in una sorta di nemesi, a documentare la fatica degli uomini in quei luoghi che conoscevo bene, oltre a incursioni in Italia e altri paesi. Al centro, sempre lavoratori alle prese con la grande sfida rappresentata dalla trasformazione di natura e elementi, sempre in ambienti ostili e affascinanti al tempo stesso. Amo citare Lewis Hine, il grande fotografo americano, di cui spero di essere stato in qualche modo un epigono, che, nel 1932, sugli operai che aveva fotografato in “innumerevoli fabbriche”, scriveva: “Si trovano fra essi dei veri eroi; ma tutti sono persone che è stato un privilegio conoscere. Vi immergerò nel cuore dell’industria moderna, là dove si costruiscono le macchine e si edificano i grattacieli, là dove lo spirito degli uomini si trasmette ai motori, agli aerei, alle dinamo da cui dipende la vita e il benessere di milioni di noi. Più ci si avvicina alle macchine moderne, più si rispettano gli uomini che le fabbricano e le manovrano”.