Chiunque abbia potuto entrare in una fornace muranese e assistere alla creazione di un manufatto in vetro, rimane folgorato dal fascino di tecnica, movimenti, gesti che trasformano un fluido apparentemente ingovernabile, in un oggetto modellato e solido, in grado di conservrsi per sempre. Questa magia è quotidianamente rivelata da uomini - e oggi anche qualche donna - che si chiamano vetrai e operano in quest'isola da oltre un millennio, e cioè da quando la Repubblica di Venezia vi trasferì le fornaci che producevano vetro con il fuoco dei forni e che costituivano un rischio mortale per una città in gran parte - e ancor oggi negli edifici storici - edificata col legno. La composizione del vetro di Murano - ricco di sodio - ne rende possibile la lavorazione a caldo e ne permette la soffiatura, la modellazione, e l'aggiunta di impasti colorati, dando luogo a oggetti policromi di grande bellezza e leggerezza. Con i secoli, tecniche e maestria hanno permeddo di creare, oltre a quelli di uso quotidiano (bicchieri, bottiglie, lampade e lampadari)i, ogni sorta di oggetti in vetro soffiato e massiccio., trasformando queste lavorazioni in una produzione "artistica". E di artigianato alto si deve parlare per la qualità - progettuale e esecutiva - che caratterizza questa lavorazione. Ho avuto modo di fotografare molti degli ultimi grandi maestri del Novecento. Spero di riuscire a continuare oggi a raccontare questo "miracolo" che, dall'alba di ogni giorno, viene ancora rinnovato da - ormai poche - centinaia fra maestri, operai, "serventi" nelle "piazze" delle fornaci muraneri. Anche qui, la sfida è quella di rinnovarsi e crescere, formando nuove genereazioni di lavoratori e di desiner.